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Il saggio muove dalla considerazione che la ricca bibliografia vanvitelliana manca di un considerevole capitolo: il rapporto fra Vanvitelli e il pensiero critico del suo tempo; di un momento in cui la riflessione critica assume un rilievo mai avuto in precedenza e segna una sensibile svolta nella cultura architettonica. Pertanto l'opera del Maestro viene da un lato collegata ai contemporanei L. Pascoli, F. Milizia, J. Winckelmann, Quatremère de Quincy che scrissero sulle sue fabbriche, e dall'altro a quegli autori precedenti, il cui pensiero segna la svolta critica suddetta. In tal modo l'attività vanvitelliana, assai spesso esaltata per il suo livello tecnico e classificata in vario modo, viene riferita e discussa in base agli assunti del Gallaccini, del Blondel, del Cordemoy, del Laugier, del Lodoli e dei suoi divulgatori. Lo studio si conclude considerando l'opera di Vanvitelli come un riflesso degli studi teorici contemporanei e al tempo stesso come, per così dire, un vivente trattato, sulla scorta del quale è stato successivamente scritto e teorizzato in Italia e in Europa. |
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